L'analfabetismo emotivo o alessitimia, letteralmente la mancanza di parole per esprimere emozioni, è un costrutto psicologico che descrive una condizione di ridotta consapevolezza emotiva. Questa comporta l'incapacità, sia di riconoscere sia di descrivere verbalmente, i propri stati emotivi e quelli degli altri.
E' un fenomeno che interessa sempre più persone e molto spesso è associato a disturbi di ansia e/o disturbi somatici. L'ansia è una sorta di campanello di allarme, che compare quando ci sono emozioni che difficilmente vengono accettate o elaborate dalla persona.
A volte anche alcune somatizzazioni, come il mal di testa o il mal di stomaco, possono avere una radice psicologica che risiede nella mancata codifica dello stato emotivo.
Gli alessitimici provano emozioni, queste ultime però vengono vissute come minacciose, soprattutto se il soggetto ha vissuti traumi o violenze psicologiche.
Le emozioni infatti, per essere riconosciute, devono venire accolte dall'altro, sin dalla prima infanzia. Relazioni di accudimento soddisfacenti, nelle quali l'affetto, la protezione e il senso di sicurezza sono presenti, aiutano il bambino a sviluppare "l'alfabeto emotivo", cosicché, una volta adulto, sarà in grado di riconoscere le proprie e le altrui emozioni, verbalizzandole. Quando questo non accade, il più delle volte è dovuto all'istaurarsi di un legame genitoriale insicuro o relazioni "materiali", in cui le emozioni non hanno avuto spazio nella tenera età.
L'alessitimia è molto più frequente nella popolazione maschile. Ciò è dovuto all'erronea convinzione che un uomo non possa piangere o più generalmente esprimere le proprie emozioni.
All'interno della relazione terapeutica si potrà vivere a pieno e valorizzare ogni singola emozione e vissuto, nominandoli e riconoscendoli in se stessi e in chi ci sta accanto.
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